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Ma il punto che mi irrita è che volendo trasferire la mia posizione su un'altra pensione complementare (ho scelto Seconda pensione), sono previsti degli oneri di trasferimento molto gravosi: dal 20% il primo anno a decrescere dell'1% per anno (in pratica io dovrei pagare, oltre il danno già subito, il 14%!). Vorrei quindi sapere se ciò non sia espressamente vietato dal decreto legislativo 252/2005 (disciplina delle forme pensionistiche complementari), articolo 14, comma 6, ove viene espressamente specificato che trascorsi due anni il trasferimento ad altra forma pensionistica è gratuito e che non sono ammesse norme vessatorie e costi di alcun genere. E se il mio caso rientra nel Dlgs 252/2005, a chi mi devo rivolgere per far valere i miei diritti: all'Isvap o alla Consob?
Stefano Minerva - (via e-mail)

La sottoscrizione del piano pensionistico individuale denominato Ares Fip avviene nel 2001 con la compagnia assicurativa Cnp Capitalia (ora Cnp UniCredit Vita). Il lettore avrebbe voluto cambiare anche i gestori del piano previdenziale (orientandosi verso il fondo pensione aperto Seconda pensione di Caam). Scopre però che i costi amministrativi per il trasferimento verso altri strumenti previdenziali risultano pari al 14% dell'intera somma versata. Questo, secondo la sua opinione, sembrerebbe contrastare con il decreto legislativo 252/2005, articolo 14, comma 6, che sostiene l'inefficacia di clausole che all'atto dell'adesione o del trasferimento consentano l'applicazione di voci di costo, comunque denominate, che possano costituire ostacolo alla portabilità.

Il lettore avvertendo la necessità di costituirsi una forma pensionistica ancora prima della partenza della riforma previdenziale, ha aderito ai Pip di prima generazione, trovandosi ora a essere penalizzato al momento del trasferimento presso un altro fondo. Con l'entrata in vigore del Dlgs 252/2005 la compagnia assicurativa ha innovato la propria offerta previdenziale offrendo SeniorVita Valore Futuro, un piano individuale pensionistico regolarmente autorizzato e iscritto all'albo Covip con il numero 5055. Il vecchio Ares Fip, invece, non è stato adeguato alla nuova normativa e non è dunque più collocabile, non avendo ottenuto il nulla osta della Covip. Ares Fip è stato ideato per rispondere già allora alle emergenti esigenze previdenziali – spiega la società di consulenza indipendente Consultique – così come le altre forme previdenziali presenti allora sul mercato a determinate condizioni economiche.

Il prodotto attuale, SeniorVita Valore Futuro, è più favorevole al consumatore visto che con gli anni, a quanto risulta dalla relazione Covip, i costi medi dei piano previdenziali sono scesi notevolmente: nel 2004 i costi medi annui di gestione amministrativa e finanziaria dei Pip per chi vi permaneva almeno tre anni erano pari all'8,1%, proprio per via degli elevati costi di uscita, contro l'1,8% dei fondi pensione aperti e lo 0,45% di quelli negoziali. Attualmente i costi medi annui dei nuovi Pip sono scesi (si va dall'1% al 3%), grazie alle novità legislative di cui si è già parlato in precedenza. SeniorVita Valore Futuro non prevede alcun onere d'ingresso in caso di trasferimento da altra forma pensionistica: questo significa che sull'importo trasferito non gravano né le spese di adesione, pari a 25 €, né il caricamento, pari al 3% di ciascun contributo versato (questo costo viene prelevato solo sui versamenti successivi al trasferimento).

Quanto a eventuali agevolazioni per possessori del vecchio Pip, che sono tenuti comunque a pagare i costi di trasferimento, verso nuovi prodotti di nuova generazione la compagnia potrebbe gestire i casi di eventuale trasferimento dall'una all'altra forma pensionistica ad hoc. Quindi, l'eventuale lettore potrebbe valutare un eventuale trasferimento di Ares Fip verso il nuovo SeniorVita Valore Futuro a condizioni di uscita concordate con la compagnia e magari meno penalizzanti (facendo magari leva sull'intermediazione del promotore che lo assiste). Dopo una permanenza minima (ora è di due anni) il lettore potrebbe così trasferire la propria posizione dove desidera e orientarsi al fondo pensione aperto prescelto. Il lettore purtroppo da un punto normativo non può fare molto e quindi anche un eventuale ricorso agli organi di vigilanza non porterebbe allo sblocco risolutivo della questione sollevata. I costi di trasferimento per i "vecchi" Fip restano.

Non piace «Reload III» al posto dei BoT

I miei risparmi sono depositati alle Poste e poco tempo fa ho contattato una consulente dell'ufficio postale della mia città con l'intento di acquistare BoT e Buoni fruttiferi a breve termine per avere un rendimento maggiore di quello fornito dal libretto ordinario e poter disporre con una certa libertà del denaro. Alla proposta alternativa di investimenti più proficui quali le obbligazioni Reload III, emesse dal Banco Popolare, e fondi Banco Posta, ho specificato che non volevo azioni o prodotti simili, soggetti a quotazione e a lungo termine, sia per la situazione economica mondiale poco rassicurante, sia per la mia in particolare non così florida da consentirmi il minimo rischio. Sono, infatti, una insegnante in pensione, sola, monoreddito, con imminenti e improrogabili spese da affrontare, tanto consistenti da assorbire la quasi totalità dei miei depositi. Vengo assicurata che non si tratta di azioni, le obbligazioni danno un buon rendimento a tasso fisso, sono basate sull'andamento di cinque indici azionari internazionali e soprattutto sono garantite dalle Poste.

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